(Praga 1890 - Beverly Hills, California, 1945) scrittore austriaco. Amico di F. Kafka e di M. Brod, visse soprattutto a Berlino e a Vienna, dove sposò la vedova del compositore G. Mahler. Nel 1938 emigrò dapprima in Francia e quindi negli Stati Uniti. Esordì nel clima dell’astratto umanitarismo espressionista con liriche ispirate all’amore e alla fratellanza universale: L’amico del mondo (Der Weltfreund, 1911). Seguirono: Noi siamo (Wir sind, 1913), Il giorno del giudizio (Der Gerichtstag, 1919), Sonno e risveglio (Schlaf und Erwachen, 1935), Poesie degli anni 1908-45 (Gedichte aus den Jahren 1908-45, postumo, 1946). Accanto a questa produzione poetica va ricordata quella drammaturgica: dai primi tentativi espressionistici, impregnati di mistero - La tentazione (Die Versuchung, 1913), Le Troiane (Die Troerinnen, 1915), da Euripide, L’uomo specchio (Spiegelmensch, 1920) - ai drammi storici, tra cui Juarez e Massimiliano (Juarez und Maximilian, 1924), Paolo fra gli ebrei (Paulus unter den Juden, 1926), Il regno di Dio in Boemia (Das Reich Gottes in Böhmen, 1930). Le prove migliori si trovano però nelle opere narrative, in cui W. sembrò volgersi a una più originale interpretazione della realtà e della storia, accordata a una religiosità tradizionalmente cristiana: Barbara ovvero la devozione (Barbara oder die Frömmigkeit, 1929), descrizione del crollo dei «valori» nel primo dopoguerra; I 40 giorni del Mussa Dagh (Die vierzig Tage des Musa Dagh, 2 voll., 1933), tragico documento sulla persecuzione degli armeni cristiani da parte dei turchi durante la prima guerra mondiale; Il canto di Bernadette (Das Lied von Bernadette, 1941), opera con cui W. intese assolvere il «voto» per essere scampato alla violenza nazista, e in cui conciliava, nel segno della fede cattolica, il conflitto esistente tra l’ebraismo dei suoi avi e le sue aspirazioni cristiane; Il pianeta dei nascituri (Der Stern der Ungeborenen, postumo, 1946), prefigurazione utopica di un’epoca libera da guerre, dal lavoro e dai confini nazionalistici, destinata però a infrangersi di fronte al riaffiorare dell’umana malvagità.